E' da diverso tempo, ossia dal giorno in cui vi raccontai la storia di una caponata, che penso anche a quest'altra, sempre legata ai bellissimi anni bolognesi, che, se ancora non si fosse capito, non me li scollerò di dosso mai.
Erano i primi anni di università, ed era estate. Il tempo in cui si usciva in gruppo con tutti, poi con gli anni sono rimasti solo gli amici veri, e molti si sono persi per strada. A Bologna era facile che succedesse: in una città così viva e studentesca c'era sempre qualcosa da fare, un posto dove andare, un gruppo di persone con cui uscire, la casa di qualcuno dove andare a studiare o a mangiare.
Ed io quell'estate avevo una casa bellissima con un terrazzo in pieno centro storico, quello coi portici colorati di rosso che ti abbracciano e riparano dalla pioggia e dal sole impietoso.
Una sera decidemmo di organizzare una cena da me, ed io mi cimentai con la parmigiana di melanzane. Non so come mai scelsi proprio quel piatto, che tra l'altro non è affatto veloce da preparare, specie quando ti si presentano a casa in venti, e si soffre anche abbastanza a friggere e ad accendere il forno d'estate con mille gradi fuori. Non era neanche una ricetta della mia famiglia, per dire, fu proprio un'idea che mi balenò in testa, e non l'avevo mai fatta prima. Non sapevo nulla di teorico, fu puro istinto.
Quando la portai in tavola tutti restarono meravigliati: non se lo sarebbero mai aspettati, quei giovani studenti abituati alla pasta col tonno preso direttamente dalla scatola o alla tristissima pizza d'asporto effetto frisbee.
Non scorderò mai cosa mi disse una ragazza leccese dopo averne assaggiato un pezzo: "Sa proprio di casa!". Mi fece un piacere immenso, perché in fondo, e forse fu quella volta che lo capii, per me questo vuol dire cucinare: riuscire a ricreare, ad inventare con un profumo o un sapore tutta una vita, una storia personale, come avviene al temibile critico gastronomico Anton Ego in Ratatouille.
E così la parmigiana divenne il mio cavallo di battaglia: dopo quella prima volta ne vennero altre cento, in tutte le case che cambiai negli anni dopo, ed era sempre un successo. C'erano a volte anche impavidi amici aiutanti che trascorrevano i pomeriggi a casa con me per impanare le fette di melanzana. E qualcuno particolarmente attento mi chiedeva anche una maglietta per non impuzzonirsi di fritto. Alla frittura comunque ci ho sempre pensato io, uscendo ben profumata da ore di dure sessioni.
Ma che bellezza quelle cene! Friggerei per altre mille volte ancora, se potessi!
Ma che bellezza quelle cene! Friggerei per altre mille volte ancora, se potessi!
Diversi anni e città dopo, la ricetta è sempre questa, anche se ora la cucino molto di rado.
Per una teglia media:
Per una teglia media:
Due melanzane sode e tonde medie, diciamo sui 400 grammi in totale
Sugo al pomodoro corretto con un po' di zucchero
Due mozzarelle
Formaggio vaccino grattugiato
Cipolla
Uova
Farina
Sale, olio, basilico
Tagliate le fette di melanzana a rondelle non molto spesse e passatele nell'uovo sbattuto e nella farina. Friggetele, salatele ed adagiatele su carta assorbente. Anatema? Beh, potete grigliarle, ma sappiate che non sarà la stessa cosa, no, no, no e no. E comunque aggiungo che se la frittura è fatta a modo non vi resterà sullo stomaco.
Preparate il sugo al pomodoro con la cipolla: io ne correggo sempre l'acidità con un po' di zucchero, cosa che specie all'estero fa la differenza, ma anche in Italia col pelato serio vi assicuro che lo zucchero fa magie.
Disponete le melanzane fritte in una teglia, alternandole a strati con la mozzarella, il sugo, il formaggio ed il basilico, fino ad esaurimento degli ingredienti. L'ultimo strato superficiale fatelo ben formaggioso così si formerà l'irrinunciabile goduriosa crosticina.
Infornate a forno alto (200°C) fino a quando vedrete che il liquido del sugo si sarà assorbito, e accendete il grill all'occorrenza per farla gratinare.
Servite tiepida. Non vi auguro la mia sorte: per fronteggiare le fameliche orde, mi toccava impiattarla bollente.
Meno male che ho le mani di amianto! Però la melanzana non teneva la forma, ed inoltre raffreddandosi diventa molto più saporita.
La leggenda infatti narra che sia molto migliore nei giorni seguenti, ma pochi eletti conoscono il segreto dell'effetto del tempo su tale piatto.
Scarpetta garantita e raccomandatissima.
Svengo.
ReplyDeleteIo non mi ci metto neanche, quindi prepara un cambio di maglietta per quando verrò a Lisbona!
(E per rimarcare le affinità: anche i miei amici a Bologna mangiavano la famigerata pasta col tonno, mentre io sperimentavo la macrobiotica.
E anch'io ho le mani di amianto!)
T-shirt rigorosamente sformata!
DeleteLa pasta col tonno dalla scatola: lo vedevo fare coi miei occhi, e non ci potevo credere neppure allora.
Mi vengono le lacrime agli occhi...
ReplyDeleteBisogna rimediarvi: corri a preparartene una! :)
DeleteOh ma che buonaaaaaaaaaaa!! Bravissima Elle!
ReplyDeleteGrassie, grassie!
DeleteAllora, cominciamo con una confessione: io la pasta con il tonno dalla scatola la mangio ancora! Pero' preparo anche piatti come questo e mi diverto un mondo a guardare la faccia dei miei ospiti (l'ultima volta erano olandesi) al primo boccone. Dovrei farne una serie fotografica... "La prima volta che assaggiarono la Parmigiana di Melanzane"!
ReplyDeleteComunque ripensando agli anni dell'universita' la prima cosa che mi torna in mente sono gli gnocchi di patate alla bava che ci preparava la mia amica piemontese! Oh quanto la amavo!
Uno stratagemma per eliminare o almeno ridurre l'odore del fritto e' quello di aggiungiungere una fetta di mela all'olio di frittura. Provare per credere!
Tonno al naturale?
DeleteGrazie per la dritta mela, io di solito ci vado di aceto, ma devo dire che in cucina l'odore rimane poco, se si aprono le finestre durante l'operazione. Il problema per me sono i capelli, che assorbono come spugne, maledetti!
si, tonno al naturale... a cui aggiungo l'olio che fa mio padre pero'!
DeleteAllora sei perdonata, sull'olio fatto in casa in Cilento alzo le mani, e dirò qualcosa presto anch'io :)
DeleteGli studenti più raffinati ci aggiungevano anche un po' di prezzemolo e limone.
DeleteAh, proprio i gourmand...
DeleteOh Elle, é uno dei miei piatti preferiti, in assoluto. E si rigorosamente fritta. Tanto mica la si mangia tutti i giorni... Ti confesso che pure io non riesco ad aspettare che si raffreddi, ma é vero, qualche ora o proprio il giorno dopo é buonissima. Lo so perché mamma ne ha fatto in quantitá mastodontiche quando sono stata a casa e non sono riuscita a spazzolarmela in una sola sessione. Ho avuto vergogna... :D
ReplyDeleteE comunque la tua amica aveva ragione, sa di casa. Per me gnocchi al forno, parmigiana di melanzane, salsiccia e friarielli e zuppa di scarole (coi fagioli!) sono la trasposizione culinaria del senso di casa. Beh forse anche altri piatti. Basta parlare di cibo!!!
ReplyDeleteOra che la preparo per pochi avanza anche per il giorno dopo, e sì, diventa più compatta e saporita.
Deletemi hai fatto venir fame alle 9 di mattina. ma perché hai fatto questo? ora la voglio. per fortuna sto tornando a casa altrimenti ti toccava mandarmi una teglia, lo sai, vero?
ReplyDeleteuna volta l'ha fatta tina a casa (senza impanare!) e figurati se abbiamo aspettato a mangiarla...cavallette! anche se il giorno dopo è la morte sua.
ihih, comunque faremo una cena prima o poi!
Deletequindi tina non impana: ho sentito che molti evitano, forse lo fa anche mia madre (che ha una versione tutta sua), interessante, si risparmia fatica, dovrei provare!
Come era venuto fuori sul mio blog, sono i pugliesi ad impanare. Credo non lo facciano in nessun'altra parte d'Italia. Io friggo solo.
DeleteMi ero persa questa cosa. Non so se sia così univoca, però. Io sono campana, e dalle mie parti credo siano diffuse entrambe le modalità :)
DeleteCara Elle,caponata e parmigiana erano due cavalli di battaglia di mia mamma!Io non credo di essere stata brava come lei se non nella caponata...la parmigiana fatta in grandi quantità, quando con le visite parentali triplicavano i posti a tavola...sono riuscita a mangiarla anche... dopo.Ambedue le preparazioni SE arrivano al dopo sono SUBLIMI!!!
ReplyDeleteWow, allora per te doppio effetto Anton Ego!
DeleteVero, anche la caponata deve conoscere il riposo per dare il meglio di sé.
Guarda io c'ho il terrazzo, se ti volessi spedire qui per farmi una parmigiana per farmi riprendere dal trauma post uragnao, io ne sarei molto felice. E' vero che sa di casa.
ReplyDeleteM'impacchetto con pomodoro e formaggio e arrivo!
DeleteMmmh. Mi hai fatto venir voglia. E' un piatto che amo moltissimo. E dire che quando ero ragazzina odiavo le melanzane.. I gusti cambiano, per fortuna.
ReplyDeleteDa piccola odiavo zucchine, pomodori e scarole come minimo.
DeleteOra mangerei solo quello!
Saranno almeno 300 anni che non la mangio. Devo rimediare in qualche modo
ReplyDeleteUn ristorante che fa eggplant parmesan ci sarà, no? :)
DeleteScarpetta? :) Mi ci tufferei d'immediato in cotanta bontà!!! Bella parmigiana Elle!
ReplyDeleteGrazie, credo che anche la parmigiana di Arroios meriterebbe una visitina :D
Deletema tu mi vuoi far sbavettare sul cuscino - oggi ho deciso che lo passo a letto per riprendermi dal fuso - la parmigiana con il tiramisù sono i miei piatti preferiti! e me li fa sempre la mamma, buahhhhhhh!
ReplyDeleteE' il mio regalo di bentornata in Europa!
DeleteSarà che ho sempre fame, ma veramente sembra meravigliosa!
ReplyDeleteOffro in cambio soggiorno parigino!
Di questi tempi di crisi meglio tornare al baratto...
Ormai il baratto è tornato di moda, lo propongono in parecchi posti, sia i mercati che i ristoranti (recentissima è l'iniziativa fiorentina de "L'è maiala": ti accordi col proprietario sul bene da scambiare col pranzo!). Per me un soggiorno parigino vale...almeno qualche tegliona di parmigiana :)
DeleteAnch'io amavo la parmigiana, dal gusto corposo, quasi voluttuoso... Ma anche quella che faccio ora (vegan) è buonERRIMA!!!! ;-)
ReplyDeleteImmagino! Cosa è cmabiato? Metti formaggio di soia? Dimmi dimmi, sono curiosa!
DeleteC'è poco da fare: noi italiani in cucina siamo imbattibili! Perchè non è solo questione di mettersi a cucinare. E' la volontà di condividere un pasto, di stare assieme attorno ad un tavolo, di raccontarsi condividendo un piacere della vita. Sì, in questo il cibo è un bisogno del corpo e dello spirito! ;)
ReplyDeleteEsatto, ogni piatto nasconde una storia!
DeleteCiao saraonair, vedo che stai a Buenos Aires, bello! Che aria tira da quelle parti? :)
io sono parmigiana di melanzane dipendente
ReplyDeletesto sbavando indecentemente...
ihhihi
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