12/03/2012

Io e le mie tasche

Nonostante l'aria di nuovo avanzi e compaiano come funghi locali che ricordano molto i café del nord Europa e gli spazi polifunzionali dove poter non solo mangiare, ma anche leggere ed ascoltare musica, la "Tasca",  una specie di osteria -solitamente a conduzione familiare- resta un'istituzione imprescindibile della città e di tutto il Paese. 
Entrare in una tasca vuol dire entrare in un mondo fatto di sedie, tavoli e mattonelle autenticamente vintage, ossia significa calarsi direttamente in posti che somigliano a quelle vecchie osterie che da noi popolavano le sere e le notti degli anni '60 e '70. La cucina consiste di piatti semplici, preparati proprio come in casa, e spesso la Dona cuoca la si può davvero vedere destreggiarsi tra pentole e stoviglie, tra una patata fritta e un bicchiere di vino versato all'avventore affezionato che viene a bere in compagnia. 




In questi posti pare proprio di mangiare in casa, ed inoltre, come potrete immaginare, sono super economici. Di solito fuori è esposto il menù coi piatti del giorno e relativi prezzi, e normalmente conviene prendere quelli, perché sono sicuramente più freschi, ovvero fatti il giorno stesso.
La prima volta che sono stata a Lisbona vari anni fa non potevo credere ai miei occhi. Comunque il menù (rigorosamente scritto a mano o, per i più evoluti, con una stilosissima macchina da scrivere) parla chiaro, come potete vedere. 







Certo, quelle proprio stile "bettola" stanno pian piano sparendo, anche se resistono i veterani che spandono profumini di fritto nel raggio di cento metri: insomma, solitamente non abbiamo a che fare con posti per stomaci deboli, ecco.
Gli interni come dicevo sono in perfetto stile originale anni '60 e '70; i complementi d'arredo possono variare molto, ma spesso trovo sedie che mi ricordano quelle di mia nonna di quando ero bambina. Niente a che vedere coi locali vintage che pure mi piacciono tanto, ma che sono delle operazioni di stile e di moda attuale: qui facciamo proprio un vero salto nel passato.





















Vi sono elementi comuni a tutte le tasche: fornellino ammazzainsetto, televisore rigorosamente vecchio stampo (di quelli che mi ricordo io, per inciso...), solitamente sintonizzato su una partita di calcio, e quindi gagliardetti vari della squadra del cuore.







Normalmente ci sarà un tavolo allestito per i componenti della famiglia, che, a seconda dell'età, scorazzeranno nel locale o siederanno più compostamente per consumare il loro pasto.
E' insomma sempre come se fosse Domenica.

Passiamo alla parte che a noi panze curiose interessa di più. Cosa si mangia insomma in queste bettole?
Il classico dei classici è la sardina arrosto, ma solo in estate, quando il sacro pesce abbonda nelle acque oceaniche ed è grasso al punto giusto da risultare squisito. Accompagnato da patate bollite per asciugare la bocca e insalata mista con letto di cipolla per sciacquare e tenere lontani i disturbatori.



A seconda del giorno si possono trovare poi baccalà, altri pesci grigliati, carne arrosto, fagiolate, risotti. 









A fine pasto, prego lavarsi le mani all'immancabile lavandino dotato di sapone di marsiglia, altro che salviettine al limone. Evitare se possibile di fare i distratti e di asciugarsi le mani ai fogli di carta che fanno da tovaglia, pena il gestore, solitamente uomo o donna di poche parole, ma che non disdegna la chiacchiera se avvicinato (niente fronzoli ed inchini, dunque) che vi viene a dire qualcosa come "Oh, i tovaglioli sono lì in alto!". Oops. Ma pure voi, però, a mettere le tovaglie così alla mano...

Sfilano dunque n birre e sguardi divertiti che osservano i clienti che si avvicendano, molti dei quali sono di casa: lo vedi perché entrano semplicemente per fare due chiacchiere, bere un goccio, fumare una sigaretta (fuori, nelle tasche sono poche le regole rispettate, è il divieto di fumo è una di queste) per poi proseguire...per la prossima!
Nessuno ti mette fretta, nessuno ti chiede se era buono, nessuno ti rompe le scatole, insomma. Il conto lo devi chiedere tu, e così chi ti ha servito senza prendere nota dell'ordinazione, perché semplicemente si ricorda tutto,  fa due conti su un pezzo di carta riciclato e te lo porta. Pochi euro, sempre, di sicuro, niente sorprese finali. 

Se mi capita di notare voci che non corrispondono a quello che ho preso, lo dico, perché mi dà fastidio, ma devo dire che nei posti dove non emettono neanche lo scontrino di solito non si sbagliano.




L'ultima volta che sono stata  in una tasca, anche se era da un bel po' che non ci tornavo, mi hanno riconosciuta, lo so, l'ho capito. Prima di andare via gli ho anche fatto gli auguri per il piccolo, perché c'era un neonato al tavolo di famiglia, e il tipo mi ha confermato che era nato da pochi giorni, ringraziando e sorridendo "O meu neto (Il mio nipotino)!"

Sono uscita da là dentro che ero in pace col mondo.




39 comments:

  1. io conosco un posto cosi' a barcellona, il giorno che ci vai scrivimi che ti mando l'indirizzo..roba che e' aperto solo a pranzo, dalle 12, e verso le 14 chiudono le porte da fuori, ma chi e' dentro rimane a mangiare fin quando vuole e qualcuno tira fuori la chitarra..

    ReplyDelete
    Replies
    1. Grazie! Anch'io ne conosco uno, quasi di fronte a Casa Vicens. E' lo stesso che dici tu? Ah, a pensarci bene anche un altro alla Barceloneta. Sì, a Barcellona ancora resiste qualcosa. Qui invece ce ne sono millemila!

      Delete
    2. quello che conosco io e' vicino alla Barceloneta, in una piazza dove c'e' il mercato, si chiama cova fumada, con le porte-finestre marroni, ci sono le botti dietro al bancone, il menu e' su una lavagnetta di ardesia nel centro della stanza...e' lo stesso?

      Delete
    3. Son dovuta andare a guardarmi le foto perché non mi ricordavo il nome (ci ero capitata per caso vagando): ebbene, è proprio lui! Sìsìsì! Ho dovuto fare anche la fila per entrare, era affollatissimo!

      Delete
    4. noi lo scoprimmo proprio grazie alla fila: ci siamo detti, se c'e' una fila cosi' sicuro ne vale la pena....45 minuti e 4 estrellas dopo eravamo dentro anche noi!

      Delete
  2. Mi hai fatto venire fame. Adoro il pesce azzurro, il migliore l'ho mangiato li' e in Grecia.

    ReplyDelete
    Replies
    1. Anch'io adoro il pesce azzurro, specialmente quello che trovo qua (il greco mi manca ancora!)

      Delete
  3. Sai che l'anno scorso, ormai quasi due mi sa, volevo partire per Lisbona, anche se non ci sono mai stata. Alla fine sono finita a Berlino, ma leggo i tuoi post e mi ricordo perchè avevo pensato Lisbona, anche se non ci sono mai stata.

    ReplyDelete
    Replies
    1. Eheh, e poi com'è che sei finita lassù? :)

      Delete
    2. Era stato difficile trovare informazioni su Lisbona o perlomeno capire le possibilità di trovare lavoro per un anno lì. Poi in quel periodo stavo lavorando su un libro in tedesco e un amico parlava di Berlino. E' stata tipo chiamata e un mesetto prima di partire abbiamo cambiato destinazione. Scegliersi il futuro a caso insomma!

      Delete
  4. Sì, me le ricordo le tasche, da quella volta che ero stata a Lisbona. Ma non ricordo sardine arrosto, non doveva essere la stagione. Segna segna, che per provare tutto alla fine ci fermeremo un mese! ;-)

    ReplyDelete
  5. Prima o poi arrivo!!!!!! Grazie degli spunti......

    ReplyDelete
  6. Oh erano due giorni che aspettavo che mi ricomparisse il post per poterlo leggere :) Quelle sardine e pure l'insalata mi hanno fatto già venire fame e sono solo le 8:30 del mattino...
    La descrizione mi ricorda un po' le nostre osterie liguri, ma ora sono quasi estinte, se ne trovano ancora solo nell'entroterra e nemmeno così tante :(

    ReplyDelete
    Replies
    1. Lanciati su una colazione da campioni per combattere i morsi della fame!
      Eh gia', da noi ormai possiamo solo celebrare la setta delle osterie estinte :)

      Delete
    2. No, che tristezza, l'estinzione delle osterie! Io purtroppo non giro più tanto per l'Italia, ma ho paura di rimanere delusa... se spariscono anche in Liguria siamo finiti! (Io conoscevo bene quelle romagnole, tanto che in Italia ho un set di bicchieri da osteria a cui sono affezionatissima).

      Delete
    3. Guarda, persino nei paesini del sud e' difficile incontrare posti simili. Le osterie magari le trovi, ma molto piu' modernizzate. Qui si parla proprio di bettole! Io di simili negli ultimi anni ne ho visto una a Genova e un'altra alle porte della Maremma (quest'ultima completa di conduzione familiare, con la vecchia ai fornelli).

      Delete
    4. la bettolazza di genova e' per caso da maria? anche se e' finito sul new york times, hanno mantenuto il prezzo bassissimo, i modi spicci e il menu fotocopiato 1 copia per tutto il piano...ogni volta che porto a genova degli stranieri li porto sempre li' e vanno in brodo, specie i polacchi che le bettole non le hanno piu' perche' quelle vere sono andate estinte con la seconda guerra, poi col comunismo c'erano i "bar del latte" che erano assolutamente leninstyle (tipo col cucchiaio legato ad una catena del tavolo, per far si che l avventore non se lo portasse via, quindi immaginati l igiene di quel cucchiaio a fine giornata...)e caduto il comunismo tutti si sono messi a fare ristoranti belli, anche molto tradizionali, in stile antico etc, ma belli, privi dell'unto da bettola che fa atmosfera.

      Delete
    5. ah le sardine...l altro giorno le ho comprate ma mi sono dimenticata che prima dell'estate non hanno quel sapore vero e ci sono rimasta malissimo..io le faccio al filetti (a libro), spolverate di pan grattato, olio, limone, pepe e timo e via in forno 20 minuti..mmmmmh

      Delete
    6. Strike! Da Maria! Si mangia benissimo là! Cavoli, conosciamo gli stessi posti! Eheh. Io quando vado in un posto vado sempre in cerca di bettole. Non è che sai anche quello in Maremma?!
      Peccato per i locali polacchi, ma immagino che loro avessero proprio voglia di novità dopo il regime, e forse anche d'igiene, visti i cucchiai precedenti.
      Le sardine son buonissime, qui le fanno solo rigorosamente arrosto, mentre a volte io me le faccio a beccafico, ma credo che anche nella tua versione siano ottime!

      Delete
    7. A Genova c'è anche "Da Mario", un filino sopra come categoria, cioè un po' meno unto sparso in giro, ma sempre bettoloso e più orientato al pesce, coi muratori a pranzo alle prese con la frittura.

      Delete
    8. anche a me piacciono un sacco a beccafico ma rimangono un po' pese da digerire se mangiate in settimana, allora ho prodotto questa versione light :-)
      sulle bettolazze vedo che siamo preparatissime...great stomaches eat alike!

      Delete
    9. hahah non avri mai pensato che Maria (la zozza) fosse così conosciuta :)
      Eh Silvia, è davvero un peccato, ma mi sa che l'estinzione è ormai inarrestabile :(
      Nella mia città sono sparite tutte. Resistono solo pochissime in campagna, di quelle che la domenica fanno i frisceaux per merenda. Sigh!
      Elle, non l'ho fatta per colazione, ma sono 3 giorni che mi sparo insalata a pranzo, m'hai ispirata :)

      Delete
    10. Merenda del campione!
      L'insalata a pranzo spesso la porto anch'io, senza cipolla pero', ho paura di fare troppe vittime poi (tranne quando la mangio in mensa, dove la mettono a tradimento tagliata in cubetti piccoli) . Tu ce la metti?

      Delete
    11. Non ce la metto più perchè da un po' di anni non la digerisco cruda :(

      Delete
    12. Non ce la metto più perchè da un po' di anni non la digerisco cruda :(

      Delete
    13. La signora Maria però è defunta, purtroppo. Da qualche anno ormai non c'è più lei ad accogliere i clienti :-(

      Delete
    14. Noooooo! Ma cosa mi dici Silvia! :/ Non lo sapevo. Vabbè che c'aveva i suoi anni, ma era una di quelle persone che non ti aspetteresti mai di veder morire :(

      Delete
  7. Eh sì, io ormai quando sono a Lisbona mangio a casa raramente: tra la spesa e la fatica di cucinare, lavare e rassettare, conviene andare in una tasca sotto casa e, con circa 10 euro, mangi pesce fresco, insalata, caffè e pure dessert.
    Per non parlare dell'ambientazione, tanto ne hai già parlato tu :-)

    ReplyDelete
  8. che voglia di pesce fresco che mi e' venuta! a Palermo e dintorni si trovano ancora dei posti cosi' spartani (pochi purtroppo), ma ammetto che a me girano quando capito in posti in cui non rilasciano lo scontrino...lo so, sono un po' "picky" :)

    ReplyDelete
    Replies
    1. Palermo è una città bellissima! Una volta, camminando per la Kalsa, vidi un garage in cui, posto su un tavolo molto spartano, campeggiava un pentolone pieno di meuza, con affianco un omone seduto in attesa di un cliente. Quanto ci vorrei tornare!!
      Sì, l'"aumma aumma" dà fastidio anche a me, ma qua nelle tascas è davvero difficile che ti facciano lo scontrino, e vista l'atmosfera che mi dispiacerebbe perdere, chiudo un occhio (anzi, tutti e quattro!).

      Delete
  9. ahahah e' vero, e' molto comune trovare gente che improvvisa chioschi e chioschetti in strada. alcuni si dedicano anche all'arrosto di carne o pesce (dipende dal quartiere).
    Riguardo all'"aumma aumma" per adesso, con la voglia di pesce che m'e' venuta, mi sa che li chiuderei tutti e 4 pure io :D

    ReplyDelete
  10. cavoli io a Lisbona ci sono rimasta troppo poco e ogni volta che leggo un tuo post dove la racconti così bene, mi mangio le mani!
    mi mangerei anche le sardine però :)

    ReplyDelete
    Replies
    1. Ci sei rimasta così poco da non aver visto le tasche? Ci devi proprio tornare allora, magari d'estate, con le sardine al top!

      Delete
  11. non ci ho nemmeno dormito.
    ero giovane, squattrinata e giravo con il treno :)

    ReplyDelete
  12. Replies
    1. Non ti preoccupare, non vi siete liberati di me...:)

      Delete

Dimmi pure.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...