Sono in the city da quasi quattro giorni. Trovo un attimo di tregua e prendo a prestito da celeberrimi passati il titolo di questo post: non poteva essere altrimenti. San Francisco è anche beat, ma è blues, è rock, è hipster, è afro, è cinese, è latina. Una città che sembra l'ombelico del mondo culturale e razziale. Dove i tram -tutti retrò- sono provenienti da diverse città (ne ho visti di Washington, di Melbourne, di Chicago, Philadelphia, persino di Milano) e in alcuni quartieri annunciano di lasciare i primi posti davanti ad anziani ed infermi in tre diverse lingue (inglese, cinese e spagnolo). Dove puoi mangiare un burrito come in Messico e una pizza come in Italia (giuro! e lo dico io, che sono una talebana in cucina). Dove ogni quartiere ha la sua storia, la sua connotazione unica, la sua Anima.
Mission è il quartiere sudamericano. Per motivi storici e politici ci vivono da due secoli specialmente messicani, e lì si sente parlare quasi solo spagnolo. Quasi. Mi è capitato di chiedere informazioni in un ristorante cinese take away ad una ragazza di origini cinesi che ha parlato col suo boss in cinese e poi è andata ad un tavolo a chiedere ragguagli in spagnolo ad un vecchio che ha risposto in inglese (con accento messicano).
Il quartiere pullula -oltre che di gente- di locali e gallerie d'arte, è vivo, è giovane, è colorato. Murales in stile messicano a sfondo politico e non ovunque. Librerie alternative, o specializzate in ... tutto quello che vi viene in mente. E anche di più. Oggi ci ritorno, vado a vedere la Mission Dolores fondata dagli spagnoli alla fine del '700 che è il monumento più antico della città e poi..devo ripassare in certi negozietti. Al prossimo chorus!
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